Fondamentalmente è un quaderno di appunti, di cui ho dannatamente bisogno. Un po' perché dimentico molte cose e un po' perché scrivere spinge a ricercare e a sistematizzare.

martedì 29 dicembre 2009

Maccheroni alpini (Älpler Makkaroni, Macaronis du chalet)

Ricetta proveniente dal cantone di Uri. Vista su ARTE esattamente un anno fa, l'ho riprodotta solo oggi. Considerandola un esperimento, ne ho preparata una sola porzione (le dosi qui sotto sono invece per quattro), finendo per provocare una sollevazione familiare.

200 gr di cavatappi o cellentani
200 gr di patate a cubetti
100 gr di Emmentaler grattato
una grossa cipolla
50 gr di burro

Rosolare lentamente nel burro la cipolla tagliata fine. Gettare nell'acqua bollente ben salata le patate a cubetti. Dopo cinque minuti aggiungere un cucchiaio d'olio e la pasta. Scolare il tutto quando la pasta è al dente. Disporre in un piatto di portata, alternando la pasta con le patate con il formaggio grattato, aggiungere la cipolla e servire.

lunedì 28 dicembre 2009

Brasato di agnello all'Aglianico con puré di patate al limone

Il gusto di questa ricetta sta nel contrasto tra gli aromi forti e salati del brasato e il sapore dolciastro e profumato del puré al limone. Ingredienti e prezzi si riferiscono a prodotti reperibili in un supermercato.

una vaschetta di coscio di agnello di 700 gr. preparato per la cottura: € 7,20
una bustina di puré di patate liofilizzato (dose per tre persone): € 0,90
un bicchiere di latte: € 0,20
un bicchiere di Aglianico dei Feudi di San Gregorio del 2007: € 1,20
aglio, spezie per arrosto, sale grosso, olio: € 0,10

Tirare fuori dal frigorifero il coscio di agnello, strappare l'involucro di polietilene ed estrarlo dalla vaschetta di polistirolo espanso. Pestare nel mortaio uno spicchio d'aglio, un po' di sale grosso e un cucchiaino di spezie per arrosto. Infilare il composto nei tagli praticati nel coscio e lasciare che raggiunga la temperatura ambiente.

In un tegame antiaderente, rosolare il coscio a fuoco vivo da entrambi i lati. Spegnere con il bicchiere di vino e portare a cottura molto lentamente coprendo il tegame accuratamente.

Nel frattempo, portare ad ebollizione un bicchiere di latte con la scorza grattata di mezzo limone. Aggiungere un pizzico di sale, un bicchiere di acqua fredda e il contenuto della busta di puré liofilizzato e mescolare brevemente. Coprire e lasciare riposare cinque minuti, poi mescolare vigorosamente per qualche minuto.

Quando l'agnello è cotto, tagliare le porzioni e servire con il puré e due cucchiai di salsa. Se piace, per la serie "Hanno appena aperto un grande negozio che si chiama Ikea", aggiungere un cucchiaio di marmellata di mirtilli.

domenica 27 dicembre 2009

Svezia solo andata


Immaginate di avere trent'anni, di vivere in un Paese ricco, di avere raggiunto un'elevata specializzazione. Vi ritrovate a lavorare in un ente regionale che impiega un intero anno a decidere di NON poter donare otto computer dismessi ad una missione in Africa. Oppure scoprite che la vostra specializzazione in medicina vi permette al più di guadagnare mille euro al mese con contratto atipico. Se non siete totalmente accecati da un nazionalismo ignorante, vi sarete ormai accorti che in molti altri Paesi non è questo il destino per voi. Se sarete animati da un sano pragmatismo, vi saprete muovere e magari avrete un pizzico di fortuna, probabilmente vi troverete a vivere un'avventura simile a quella di due cittadini europei, assunti senza tante formalità e con retribuzione piena in un ospedale perfettamente funzionante e in un istituto meteorologico rinomato.

Su italiansinfuga, tra le tante storie di italiani che emigrano, raccomando quella di Silvia e Gabriele, medico e meteorologo veneti che nel marzo 2009 si sono traferiti a Norrköping. Il loro blog One way to Sweden è essenziale e avvincente. Mi ha colpito soprattutto lo spirito pragmatico con cui spiegano chi sono e perché se ne sono andati dall'Italia.

A me sembra che storie come questa, per quanto ammirevoli, stiano diventando ormai ordinarie e soprattutto non debbano ispirare lamentele e proteste. Si tratta della vecchia mobilità territoriale, che ha formato interi popoli (compreso il nostro) e che oggi, in una dimesione transnazionale, sembra erroneamente più dura che in passato. Se oggi forse pochi sono pronti ad imparare lo svedese per vivere e lavorare meglio, non dobbiamo illuderci che spostarsi da un capo all'altro dell'Italia cento anni fa fosse necessariamente meno difficile. E quando mai si poteva tornare a casa in un paio d'ore in aereo o rimanere in contatto con la propria lingua con Internet e le televisioni via satellite ?

Comunque, complimenti e auguri a Silvia e a Gabriele.

sabato 26 dicembre 2009

ENAC contro Ryanair

Ryanair ha annunciato la sospensione temporanea in Italia dei voli domestici a partire dal 23 gennaio. A quanto pare, il direttore generale dell'ENAC, Alessio Quaranta, all'inizio di novembre aveva disposto l'emissione di un'ordinanza che obbliga le compagnie aeree ad accettare qualsiasi documento d'identità riconosciuto dalla legge italiana. A leggere il comunicato dell'ENAC sembra evidente che l'ordinanza sia stata concepita per impedire a Ryanair di accettare solo il passaporto e la carta d'identità, obbligandola invece ad accettare anche la licenza di pesca o il tesserino di conduttore di caldaie.

Ryanair ha chiesto al TAR la sospensiva del provvedimento dell'ENAC ma il TAR non ha accolto la richiesta semplicemente perché non ha riconosciuto un danno particolarmente grave causato dall'ordinanza.

Ryanair ha annunciato il ricorso al Consiglio di Stato spiegando che le sue politiche di sicurezza sono state accettate quattro anni fa da tutti i Paesi europei in cui opera, compresa l'Italia, e che accettare documenti eterogenei non gli è possibile senza compromettere significativamente la sicurezza a bordo dei suoi aerei.

Che senso ha questa battaglia per la liberalizzazione dei mezzi di identificazione sugli aerei ? Tanto più che i clienti di Ryanair, al momento dell'acquisto, si impegnano a presentarsi all'imbarco con uno dei due documenti d'identità.  Nella rete si possono leggere molte cose interessanti a proposito. Ma è certo che l'ENAC non perde un'occasione per prendere provvedimenti mirati contro Ryaniar, alla faccia dell'indipendenza amministrativa, in una guerra ampiamente pubblicizzata che sembra strettamente correlata agli infelici tentativi di tutelare le perdite di Alitalia.

giovedì 24 dicembre 2009

La patente scaduta - Ma perché succede tutto questo ?

Ho trovato in rete qualche indizio di come si possa essere creato il disastro che ho descritto nei tre post del 18, del 21 e del 23 dicembre. A quanto pare, la legge lasciava una certa discrezionalità agli uffici provinciali della motorizzazione civile nel decidere se richiedere la revisione della patente dopo la sua scadenza. Di fronte a decisioni molto diverse e, sospetto, dopo una serie spaventosa di proteste, urla, minacce, ricorsi e querele, qualcuno pensò bene di "uniformare" la gestione dei rinnovi tardivi introducendo per prima cosa un limite di tempo convenzionale oltre il quale la revisione della patente diventava necessaria. Fu quindi emessa la circolare MCTC 16/1971.

Ma siccome nella pubblica amministrazione italiana non ci si astiene mai dal vizio di fare discendere le decisioni amministrative da ragionamenti bizantini ma talvolta sbagliati, la circolare faceva riferimento all'argomento del sospetto della perdita dei "requisiti tecnici" necessari alla guida, cioè della capacità di guidare, causato dalla mancata guida di un veicolo per un lungo periodo, cosa a sua volta presumibile visto che la patente era scaduta. Come per dire: siccome si deve presumere che il cittadino non ha guidato, altrimenti avrebbe commesso reato, allora potrebbe avere dimenticato come si guida e quindi è prudente fargli riprendere la patente, come se non l'avessa mai avuta.

Inutile notare che in tre anni non si può "dimenticare" come si guida, come non si può "dimenticare" come si va in bicicletta. E d'altra parte, durante la validità decennale di una patente, un cittadino può astenersi dal guidare per tutti gli anni che vuole senza che lo stato lo sottoponga ad alcuna verifica. Al massimo gli chiede di presentare un certificato medico. Questa circolare infatti serviva solo ad uniformare il comportamento degli uffici provinciali. Un male tipicamente italiano: l'autonomia su base territoriale garantita anche a chi deve gestire cose minuscole e banali non può che portare all'arbitrio o all'abuso di potere. E spesso l'unico rimedio che si trova è regolamentare ancora di più, con motivazioni assurde che portano soltanto ad un suicidio amministrativo. Con i decenni, queste verifiche del tutto formali e assurde hanno finito per stratificarsi e formalizzarsi, non solo sottraendo tempo e risorse ad uffici palesemente sull'orlo del collasso, ma addirittura finendo per motivare l'esistenza stessa di intere burocrazie.

Per percorre questo cammino ho impiegato tre mesi: sarei arrivato prima a Santiago de Compostela a piedi. Anche grazie alla localizzazione assolutamente decentrata e irrazionale della motorizzazione nella mia città in ben tre sedi periferiche, vagando da un ufficio all'altro ho guidato (senza patente) per diverse centinaia di chilometri, ho perso alcune giornate di lavoro, facendo inoltre lavorare sostanzialmente a vuoto l'apparato statale. Secondo me, il costo complessivo di questa singola vicenda è dell'ordine dei diecimila euro.

Vorrei che qualcuno stimasse il danno che questa singola circolare ha causato al nostro paese in questi quarant'anni. Che nessuno si chieda perché l'Italia fatica ad essere competitiva.

mercoledì 23 dicembre 2009

La patente scaduta - Terzo mese


Dopo innumerevoli tentativi riesco a trovare la signora della Motorizzazione soltanto lunedì 19 ottobre, ma sarebbe stato inutile trovarla prima. Mi dice infatti di avere spedito soltanto il 13 la mia pratica all'altra sede, dove dovrebbe essere arrivata venerdì, e mi dice di rivolgermi ad un certo ragioniere. Mi viene in mente di chiederle al volo fino a quando la ricevuta della domanda di rinnovo che ho presentato ad agosto varrà come autorizzazione a guidare, come mi aveva detto il suo capo. Gettandomi nello sconforto, mi risponde che quella ricevuta non vale come autorizzazione e che io non potrei guidare fino al rilascio della nuova patente. Faccio per replicare ma di colpo cade la comunicazione. Provo a richiamarla ma i telefoni della Motorizzazione, centralino compreso, sono isolati e lo resteranno per alcune ore. Un fatto che mi capitò più volte in quelle settimane.

Non avevo fatto in tempo a chiedere il telefono del ragioniere. Provo quindi con il centralino, ma non risponde nessuno. Mi ricordo allora il lungo messaggio registrato che accoglie gli utenti che telefonano al centralino dell'altra sede. Forse sapendo che il centralino dell'altra sede non funziona mai, una voce gentile elenca una serie interminabile di uffici di entrambe le sedi con il relativo numero: un intero elenco del telefono. Sono fortunato: c'è anche il reparto Incidenti. Alle 12 telefono subito al ragioniere ma mi dicono che è fuori stanza, devo richiamare dopo dieci minuti. Alle 12.15 non risponde nessuno. Alle 12.20 neanche. Controllo l'orario sul sito: il reparto Incidenti è aperto dalle 8.45 alle 12.30 esclusivamente il lunedì, mercoledì e venerdì. Oggi è lunedì. Mercoledì ho un impegno di lavoro. Qualcosa mi dice che non potrò parlare con questo ragioniere prima di venerdì  23 ottobre.

E infatti ci riesco a parlare il 23 mattina, verso le 11. Il ragioniere sembra sorpreso della mia telefonata, ostenta distacco. Mi spiega che proprio il giorno prima mi hanno spedito una raccomandata che contesta la mia richiesta di rinnovo chiedendo se vi sono motivi che possano permettere all'amministrazione di rinnovare la patente nonostante sia scaduta da quattro anni. Cita ad esempio un lungo soggiorno all'estero. Dopo che riceveranno la ricevuta della raccomandata potrò eventualmente richiamare e fissare un appuntamento per consegnare documentazione aggiuntiva. Gli spiego che la sua collega dell'altra sede mi aveva prospettato un incontro con lui, giusto per completare la domanda che avevo già preparato con tanto di allegati. Dice di non avere ricevuto nessuna dichiarazione. Gli chiedo di controllare meglio. Finalmente la trova. Gli chiedo allora se possiamo vederci prima, visto che ho già parte della documentazione, ma lui è inflessibile: devo telefonare solo dopo l'arrivo della raccomandata.

Puntuale, sabato 24 mi arriva la raccomandata, un capolavoro di autoreferenzialità amministrativa che meriterebbe uno studio a sé. In breve, venerdì 30 mi dirigo coraggiosamente verso gli uffici della Motorizzazione. Impiego circa un'ora nel normale traffico del Raccordo anulare. Gli edifici sono molto simili all'altra sede: moderni negli anni '70, oggi appaiono abbandonati ad un inesorabile degrado. Nel parcheggio non ci sono segnalazioni: le macchine percorrono caoticamente i vialetti in tutti i sensi e sono spesso costrette a fare marcia indietro per evitare altre macchine. Una bella metafora di certi procedimenti amministrativi. Le due sedi sono situate in luoghi scomodi che da soli giustificano il massiccio ricorso alle agenzie di pratiche auto, che intercettano la quasi totalità della domanda di servizi pubblici dei cittadini in questo campo. Ma la scomodità può essere un problema per un popolo "motorizzato" ?

Il ragioniere sta parlando con un amico al telefonino, in una grande stanza ariosa al primo piano inondata dalla musica di una radio. Lo interrompo per salutare, mi risponde ed esce dalla stanza per terminare la telefonata. Quando torna mi chiede il nome e cerca la cartellina corrispondente sulla sua scrivania. Gli porgo la dichiarazione che ho riscritto per l'occasione aggiungendo qualche altra multa e gli chiedo se va bene. Lui risponde, quasi offeso, che non la vuole neanche leggere: la esaminerà con calma dopo. Gli spiego il mio punto di vista e discutiamo brevemente della validità della mia tesi (peraltro quella che mi avevano suggerito i suoi colleghi). Aggiungo sorridendo che ad agosto avrei volentieri rifatto gli esami se solo non mi fosse stato consigliato di tentare questa strada. Con mia sorpresa, mi informa che finora non ha mai accolto richieste come la mia, anche corredate da motivazioni apparentemente più solide.

La sensazione di rivivere il film "Il processo" di Orson Welles, tratto dal racconto di Kafka, diventa irresistibile. Mi cita ad esempio il caso di chi si è trasferito all'estero, prende una patente in quel paese e perciò non ha interesse a  rinnovare quella italiana entro i tre anni. Prosegue affermando che per lui accettare o meno la mia domanda non fa alcuna differenza, e che anzi rifiutarla gli costerebbe meno lavoro. Però dice di fidarsi di quello che gli dico, e ha solo bisogno di esaminare meglio il mio caso perché, afferma, è la prima volta che qualcuno basa una dichiarazione del genere sull'art. 126 (contravvenzioni per le quali è obbligatorio comunicare chi si trovava alla guida al momento della contestazione). Gli ripeto che sono l'unico a guidare in famiglia e che quindi avrei avuto pochi motivi per pagare bollo, assicurazione e revisioni per quattro anni se non avessi continuato a guidare. Lui risponde che c'è un fiorente mercato di punti patente, e che avrei potuto fare guidare qualche parente dichiarando poi di essere io alla guida per scaricare i punti sulla mia patente scaduta. Non ho voglia di ribattere ad una ipotesi così folle. Per chiudere il discorso gli chiedo se può fare previsioni su quanto tempo ci vorrà. Mi chiede di richiamare dopo una settimana.

Rientro in ufficio seguendo il Raccordo anulare sempre in senso antiorario. La sera scopro di avere percorso 75 chilometri per depositare nelle mani di un funzionario una dichiarazione che aveva già sulla sua scrivania.

Mercoledì 4 e venerdì 6 tento inutilmente di contattare il ragioniere: il telefono è sempre libero o sempre occupato. Ne riparliamo mercoledì 11, e sono ormai tre mesi.

Finalmente l'11 novembre vedo la luce. Prima parlo con il ragioniere che, cadendo dalle nuvole, mi comunica che gli risulta che la mia nuova patente sia stata già stampata e poi, ostendando stupore, mi rimanda ai suoi colleghi di via Salaria. Incredulo, insisto, chiedo: mi conferma che ha annullato "il provvedimento" (di revisione della patente, quello contro cui ho presentato la mia "memoria"). Poi, dopo ben cinque telefonate a cinque diversi numeri, riesco finalmente a parlare con qualcuno dell'ufficio patenti o duplicati, non l'ho mai capito, forse proprio con la stessa signora che avevo conosciuto alla fine dell'estate, e ricevo la fatidica conferma: "La sua patente è pronta, può ritirarla domattina allo sportello 2". Incredibile!

Giovedì 12 novembre vado per la quarta volta alla Motorizzazione e ritiro la mia nuova patente.


martedì 22 dicembre 2009

L'economia del terrorismo

Ieri sera su TED ho visto Loretta Napoleoni parlare dell'economia del terrorismo. Partendo da una intervista alle Brigate Rosse negli anni '90, questa economista ha iniziato a studiare gli aspetti finanziari dei gruppi armati, meno evidenti ma altrettanto determinanti di quelli politici, nella loro nascita come nel loro sviluppo.

Quello che stupisce non è tanto l'entità di denaro che si muove attorno a questi gruppi, che comprendono naturalmente realtà molto grandi, complesse e politicamente assai rilevanti, ma anche la loro influenza diretta e indiretta sulla finanza di cui leggiamo tutti i giorni sui giornali. Ad esempio, dopo l'11 settembre la decisione degli USA di monitorare più da vicino gli spostamenti di dollari a scopi di antiterrorismo ha comportato lo spostamento di molti fondi legati al terrorismo verso l'area euro, contribuendo al suo rafforzamento.

In un certo senso, in Italia dovremmo saperla lunga al proposito, non tanto a causa del terrorismo ma per via di  Mafia & C. che fa parte a pieno titolo della "Economia canaglia", titolo di un suo libro (in inglese "Rogue Economics", che però si riferisce alla scienza piuttosto che al fenomeno). Ad esempio, la Guardia di Finanza ritiene che il lavaggio di denaro sporco in Italia è cresciuto del 70% tra il 2001 e il 2004: una progressione che ricorda i fenomeni economici legati ad Internet. E forse non è un caso.

lunedì 21 dicembre 2009

La patente scaduta - Secondo mese


Il 18 settembre, ad un mese dall'inizio della vicenda, sono tornato per la terza volta alla Motorizzazione e ho mostrato all'impiegato la dichiarazione che mi era stata suggerita dalla sua collega. Lui mi ha apportato alcune correzioni (cancellando tra l'altro l'espressione "dichiarazione presentata su suggerimento dell'ufficio") e ha espresso dubbi sulla sua efficacia perché a suo parere avevo allegato violazioni del codice della strada che non provavano che io fossi alla guida al momento dell'accertamento. Gli ho replicato che il fatto che avessi pagato una multa per un accesso nella ZTL lo scorso 31 gennaio provava che al volante c'ero io, perché in caso contrario avrei dovuto dichiarare che alla guida della mia auto si trovava un'altra persona. Come pure avrei fatto per una precedente multa per sosta nello spazio riservato ai mezzi pubblici, che aveva addirittura comportato la decurtazione di due punti dalla mia patente. Infine, ho fatto notare all'impiegato che, avendo dichiarato che nel mio nucleo familiare ero l'unico guidatore, anche le numerose multe da me pagate per divieto di sosta rappresentavano un forte indizio che per quattro anni avevo continuato a guidare, ignaro della patente scaduta. Lui mi ha allora pregato di attendere che la pratica venisse lavorata dal suo ufficio e poi telefonare ad una sua collaboratrice, che quel giorno era assente.

Il 23 settembre ho cercato per telefono questa signora ma una sua collega mi ha informato che aveva preso un giorno di permesso. Il giorno dopo la signara, inizialmente stupita per la mia telefonata, mi spiega che in casi come questo il suo ufficio invia la domanda ad un altro ufficio della Motorizzazione, che si trova dall'altra parte della città. Aggiunge che sono stato "molto fortunato" perché la mia pratica "era stata lavorata male" e la mia telefonata le ha permesso di "rettificare la procedura" in qualche senso che non riesco a capire. Mi suggerisce di richiamarla dopo 15 giorni per sapere se la domanda è giunta a destinazione e il nome del funzionario che l'avrà "presa in carico". Mi spiega anche che dopo dovrò recarmi personalmente da lui per discutere ancora della possibilità di evitare i famigerati esami di guida.

Il 9 ottobre provo a chiamare la signora per tutta la mattina ma i telefoni della Motorizzazione , centralino compreso, sono tutti sempre occupati. Quando richiamo alle 14.30 trovo la signora che però mi interrompe bruscamente rimproverandomi di avere chiamato a quell'ora. Le chiedo: che orario fate ? E lei - "Dalle 9 alle 13! Richiami lunedì!".

sabato 19 dicembre 2009

ヴァルテッリーナのピッツォッケリ - Pizzoccheri alla valtellinese

Domani vorrei finalmente provare i pizzoccheri alla valtellinese. Voglio seguire la ricetta originale giapponese, che riporto nella suggestiva traduzione di Google Translate.
Due giorni fa, sono tornato al freddo, pioggia mi piace off-season Pizzoccheri (Pizzoccheri) ho fatto. Questo, io non sono sempre d'inverno, ma senza cibo, e il materiale pesante (ride) l'orientamento sentire la stagione fredda.
Pizzoccheri, questo jawbreaking pasta chiamato la provincia più settentrionale al confine con la Svizzera Ronbarudia Valtellina (Valtellina) è una regione montuosa di piatti. Qui (pagina lodando ogni uovo), la Valtellina è stata una bella immagine. 
Il suolo è povero di Valtellina育Tazu frumento, la coltivazione di grano saraceno fiorì invece. Na Toko Shinshu in Giappone come è. Quindi questo grano saraceno (grano saraceno), non è che la pasta è nato. Ma questo è ancora l'Italia. 8 farina di grano saraceno Dyuramusemorina viene miscelato con un rapporto di I 2. Il grano saraceno è un disperato desiderio quando una volta ho fatto il grano saraceno è moltiplicata per questo, non è il sapore del grano saraceno in Giappone è l'unica scelta - (ride). 
Come continuare. 
Ora, Pizzoccheri della Valtellina è giustificata, anche se i materiali da cucina molto semplice. 
1) sale ad ebollizione l'acqua in una pentola in aggiunta a grande scala, al taglio del caso prima cavolo riccio, patate茹Demasu. Lungo il percorso (dopo circa 5 minuti) e gettare la pasta al dente. 
2) tuffo nella culla di tutti quei buchi, messo in un grande strumento. Il formaggio a dadini qui (a casa sono inclini a usare il formaggio che è Bitto. Fontina è un sostituto a causa di), mescolare e aggiungere il Parumijanochizu grattugiato. 
3) il burro e aglio schiacciato in una padella, Saruvia (Sage) foglie, scaldato in un unico numero. Capovolgerlo su due di complemento. Lieve sapore piccante ben si sposa con pepe nero e agitare a vostro piacimento. 
I piatto abbastanza pesante. Verso di lei per la dieta non è in grado di raccomandare (o fare da soli (^ ^ Isuzu.) Lungo inverno freddo per certo - si mangia la terra sta per essere nel posto giusto. Io fondamentalmente non vogliamo che il burro e olio di oliva in modo utilizza. ho ancora - si può mai abbastanza. ma non sul serio. 
Si potrebbe desiderare di fare nuove amicizie in Italia un paio di volte fino ad ora, il nome sarà mangiato anche se le persone non sanno (anche se io vivo nella stessa Ronbarudia!) Solo per il gusto della sorpresa lieta di questa pasta rustica Temashita. La cucina locale della Valtellina intrattenere la gente in Italia, Giappone, è una figura un po 'misteriosa. No, non proprio.

(Tratto da イタリアごろごろ猫記 - Diario di un gatto pigrotto)

venerdì 18 dicembre 2009

La patente scaduta - Primo mese


Ai primi di agosto, durante una bella vacanza in montagna, mi sono accorto di avere lasciato scadere la mia patente da ben quattro anni. Ho telefonato al più vicino posto dei carabinieri e mi è stato consigliato di passare alla ASL dove, dopo una visita medica, mi sarebbe stato rilasciato un certificato con il quale, in attesa del rinnovo del documento, avrei potuto continuare a "circolare". Per la verità mi sono rivolto anche ad una scuola guida, dove invece ho saputo che, passati tre anni dalla scadenza, la patente non poteva essere rinnovata ed era invece necessario sostenere di nuovo gli esami di guida. Per questo motivo, peraltro, nessun medico legale mi avrebbe certamente rilasciato alcun certificato. 



Poiché il processo per prendere la patente richiedeva tempi incompatibili con la durata delle mie vacanze, ed essendo l'unico in famiglia a guidare, non mi restava che scegliere: abbandonare l'auto in montagna e rientrare a Roma in treno con la famiglia al seguito, oppure tornare a casa in auto sperando di non venire fermato lungo la strada. Qualcuno in realtà mi aveva consigliato di fare finta di nulla e provare a sostenere comunque la visita medica, visto che il certificato mi avrebbe permesso di tornare a Roma in piena legalità e senza rischiare il sequestro del mezzo. Pensando però che l'irregolarità prima o poi sarebbe emersa, con conseguenze che mi era difficile prevedere, preferii tornare a Roma e risolvere lì il problema.

Fecì così, rischiando multe e sequestro, e il 14 agosto, appena tornato a casa, sono subito andato alla mia ASL dove il medico legale, pur vedendo che la patente era scaduta da quattro anni, sosteneva che alla Motorizzazione alle volte chiudevano un occhio e insisteva per rilasciarmi un certificato "per conferma validità". Anche se ero poco convinto, il 17 agosto sono andato alla sede della Motorizzazione e ho presentato la domanda di rinnovo, corredata dell'originale del certificato medico. Allo sportello mi fu detto di ripassare ai primi di settembre per parlare con il capo del reparto che mi avrebbe chiesto di sottoscrivere una dichiarazione con la quale avrei evitato di sostenere nuovamente gli esami.

Ai primi di settembre sono tornato alla Motorizzazione e ho parlato con una collaboratrice del capo reparto, che quel giorno era assente. La signora mi ha spiegato che avrei potuto evitare di rifare gli esami se avessi potuto dimostrare che durante il periodo in cui la patente era scaduta avevo continuato a guidare. A titolo di esempio mi consigliava di allegare verbali di violazioni del codice della strada accertabili mentre l'auto è in movimento, come accessi nella ZTL o passaggi con il semaforo rosso, scartando invece le multe per divieto di sosta, che a suo dire non sarebbero state utili a questo fine. Ormai, vista la palese assurdità delle richieste, nella mia testa si facevano strada le supposizioni più estreme. Tentativo di corruzione ? Caso di demenza amministrativa ? Ormai ero in gioco e così decisi di continuare.


giovedì 17 dicembre 2009

Torta al limone con castagne


Domenica ho preparato una pasta alla carbonara secondo la ricetta scientifica di Dario Bressanini. Essendomi rimasti quattro albumi da riutilizzare, nel pomeriggio ho preparato una torta al limone, solo con gli albumi secondo Fabien Butazzi. Al momento di mettere insieme gli ingredienti mi sono accorto di non avere abbastanza farina, e l'ho sostituita con una quantità imprecisata di farina di castagne.

Il risultato non è stato eccelso (la torta si è disfatta quando l'ho estratta dallo stampo antiaderente, probabilmente per carenza di glutine), ma il sapore era straordinario. Da ritentare con maggiore attenzione.


mercoledì 16 dicembre 2009

La pagina bianca

Il terrore della pagina bianca evidentemente è in agguato anche quando si scrive un blog. Accresciuto forse dalla difficoltà di differenziarsi nel mare di diari di ogni genere, che rischiano di annullare l'originalità del tuo, non riesci a scrivere più nulla. E in più c'è il problema, che non ho ancora affrontato come merita, se firmare con il proprio nome o restare anonimo. Entrambe le alternative sono attraenti.

Se resto anonimo, è evidente, potrò scrivere quello che mi pare (o quasi) e non dovrò essere fedele a niente e a nessuno. Potrò parlare male del mio datore di lavoro e dei miei concittadini, ridicolizzare un condomino antipatico, denunciare ogni genere di sopruso e di ingiustizia senza temere conseguenze. Almeno finché non verrà approvata qualche insulsa proposta di legge che renda più difficile l'anonimato sul web.

Se mi firmo, i miei migliori post non andranno sprecati, e le mie fatiche mi aiuteranno ad entrare in contatto con persone che la pensano come me. Chi mi conosce potrà sapere qualcosa di più, magari qualcosa di meglio, su di me. Nelle cache del web resterà una traccia di me in saecula saeculorum.

Ma le alternative forse non sono così drastiche. L'anonimato può essere solo una protezione, nessuno mi impedirà di dichiarare la mia identità a chi mi pare, come un passante resta anonimo finché vuole lui, ma acquista un nome quando e con chi vuole.

Devo ancora pensarci...

lunedì 14 dicembre 2009

Le file del Policlinico Gemelli

Rinunciando parzialmente alla mia privacy, posso dire che da qualche anno ho acquisito una certa familiarità con gli ambulatori di oculistica, endocrinologia e ortopedia del Policlinico Gemelli. Si tratta di una delle migliori strutture sanitarie a me accessibili, nota non solo per l'eccellenza medico-sanitaria ma purtroppo anche per i paurosi tempi di attesa nei suoi ambulatori, che possono arrivare anche a cinque o sei ore nei casi meno favorevoli. Attese, si badi bene, relative a visite di dieci-quindici minuti, prenotate con settimane o mesi di anticipo.

Sin dalla mia prima visita ambulatoriale al Gemelli, un interrogativo mi perseguita: perché una struttura in grado di erogare un'assistenza medica di alta qualità non riesce a fare di più sul piano dell'ottimizzazione dei tempi ? Ecco quello che ho capito finora, sperando che serva a qualcosa.

Il giorno dell'appuntamento, di prima mattina, ci si presenta all'ospedale, si prende un numero e si attende in fila per le pratiche di accettazione, che comprendono operazioni di registrazione, controllo e pagamento. Si riceve poi un secondo numeretto e si riprende, più o meno rassegnati, ad aspettare la visita. Fin a qui tutto sembrerebbe normale, ma non è così.

Tralasciando i particolari sugli orari e le modalità di prenotazione, che cambiano da ambulatorio ad ambulatorio in modo imprevedibile, una prima cosa irritante è che le formalità amministrative vengono intenzionalmente avviate con molto anticipo rispetto all'inizio delle visite, con il probabile obiettivo di "pre-lavorare" un lotto di pazienti e poterli rinchiudere in un recinto in attesa dell'arrivo dei medici. Se infatti i medici iniziano le visite alle 9, l'accettazione avrà aperto alle 8, i distributori di numeri saranno stati accesi alle 7,30 e magari già alle 6,30 si sarà formata una coda preliminare auto-gestita che, per quanto l'ospedale dichiari di non tenerne conto, finisce per sommarsi alle altre due.

Le prime volte pensai di scomodare la teoria delle code ma, in verità, i sistemi che osservavo erano relativamente semplici, con processi di arrivo e di servizio praticamente stazionari e uno o due sportelli specializzati, ciascuno con il suo buffer. Il problema è che l'organizzazione è perversa, nel senso che ha tantissimo a cuore il fattore di utilizzazione delle proprie risorse (apparentemente altissimo) ma pochissimo interesse a ridurre il rapporto tra tempo di servizio e tempo nel sistema dei clienti (assolutamente infimo). Del tempo che il paziente vorrebbe dedicare ad usufruire di servizi sanitari, anche più del 90% finisce così per essere sacrificato inutilmente alla struttura che li eroga.

Una prima ottimizzazione, che a me sembra ovvia ma di cui non ho trovato traccia al Policlinico Gemelli, sarebbe di avviare in parallelo tutte le operazioni necessarie all'espletamento della visita, tagliando così una o due ore all'attesa dei pazienti. E ce ne sono probabilmente molte altre (prenotazioni orarie, accettazione via web, stampa sui numeretti del tempo di attesa previsto), ma questa mi sembra veramente il minimo.

La settimana scorsa, anziché attendere le mie quattro o cinque ore in piedi, nella totale assenza di previsioni ufficiali sul tempo di attesa, ho deciso di applicare una stima basata su misurazioni empiriche e ho lasciato l'ospedale. Ma la mia stima era errata e quando sono tornato non mi è rimasto che prenotare un nuovo appuntamento. Tra due mesi.


domenica 13 dicembre 2009

Elettori con il telecomando


In un concorso per il sito meno usabile e meno accessibile d'Italia, il sito Sondaggi politico-elettorati curato dal Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del consiglio dei ministri potrebbe conquistare a mani basse una buona posizione. Sarebbe bello sapere, ad esempio, che bisogno c'è di rinchiudere i sondaggi all'interno di un frame largo la metà della pagina, obbligando il lettore ad usare continuamente la barra di scorrimento orizzontale. E magari anche perché le tabelle sono inserite come immagini, impedendone la lettura ai non vedenti.

Ma con un minimo di pazienza (suggerimento: "Apri collegamento in una nuova finestra") e ringraziando il cielo per la mia buona vista, sono riuscito a leggere l'indagine IPSOS realizzata per il Sole 24 Ore a fine novembre, citata da Edmondo Berselli sull'ultimo numero dell'Espresso ("Cosa manca ancora al PD").

Sarà vero che dopo tanti mesi "lo specchio è sempre quello". E sarà anche vero che il PDL sembra avere costruito "un blocco sociale apparentemente inscalfibile". Ma quel 34% che non sa o non vuole indicare per chi voterebbe in caso di elezioni anticipate ? In un clima acceso come quello attuale, non è strano che un terzo degli intervistati non voglia (o non sappia) dire come la pensa ?

Questo risultato mi ha fatto pensare quali risultati ci si potrebbe aspettare se si chiedesse a mille italiani: "Cosa intende guardare in televisione questa sera ?". Ci si potrebbe aspettare un numero inferiore di indecisi ? Non credo. Le televisioni sono tante, con un offerta tanto vasta quanto generalmente di bassa qualità, con modalità di accesso differenziate sia in termini tecnologici che economici. Chi ha voglia di guardare qualcosa in televisione non pianifica con giorni di anticipo: si siede sul divano è preme il telecomando finché non trova qualcosa che lo cattura. E, salvo eccezioni, non sente il bisogno di comunicare le sue aspettative agli altri.


sabato 12 dicembre 2009

Le donne italiane e la società dell'informazione


Sono state pubblicate le statistiche europee sull'accesso e l'uso di Internet nel 2009. Forse il singolo dato che meglio mostra l'entità spaventosa degli ostacoli infrastrutturali e sociali allo sviluppo della società dell'informazione in Italia è quel 9% di donne tra i 16 e i 74 anni, quindi comprese le più giovani, che nel 2009 hanno usato Internet, anche una sola volta, per comprare beni o servizi.

Tra i motivi, messi in evidenza da tempo, si possono elencare la scarsa diffusione di Internet nelle case italiane, lo scarso numero di carte di credito, la scarsa disponibilità ad interazioni impersonali e naturalmente lo scarso tasso di occupazione e lo scarso reddito delle donne italiane.

Ma il fatto veramente terribile è che, rispetto ad una media UE del 34% e rispetto al 60% circa di Regno Unito, Svezia, Olanda e Danimarca, troviamo percentuali inferiori al 10% solo in Romania, Bulgaria, Grecia e Lituania, cioè per lo più in Paesi con economie neanche lontanamente paragonabili alla nostra. Se ne deduce perciò che in Italia gli altri fattori (prevalentemente sociali e psicologici) pesano molto più che altrove, determinando una scarsissima propensione all'ingresso nella società dell'informazione.



venerdì 11 dicembre 2009

Dem Milners Trern

Sono ancora ossessionato dalla bella e triste canzone "Dem Milners Trern", che occupa un posto centrale nel film "A Serious Man" dei fratelli Coen. La canzone di Mark Warschavski è cantata nel film da Sidor Belarsky.




Riporto da www.richardsilverstein.com il testo originale e la traduzione in inglese.


Oy, vifl yorn zenen farforn
Oh how many years have passed
Zayt ikh bin a milner ot to do.
Since I’ve been a miller here?
Di reder dreyen zikh
The wheels turn
Di yorn geyen zikh,
The years pass
Ikh bin shoyn alt un grayz un gro.
I’m growing old and grey.

S’iz teg faranen
There are days
Ch’vil mikh dermonen
I would have wanted to remember
Tsi kh’hob gehat a shtikl glik—
If I had only had a bit of happiness
Di reder dreyen zikh
The wheels turn
Di yorn geyen zikh
The years pass
Keyn entfer iz nit do tsurik.
No reply do I hear

Ch’hob gehert zogn
I’ve heard it said
Men vel mikh faryogn
They want to drive me out
Aroys fun dorf
Away from here
Un fun der mil.
And from the mill.
Di reder dreyen zikh
The wheels turns
Di yorn geyen zikh
The years pass
Oy, on an ek un on a tsil.
Without end and without purpose

Fun glik fartribn
Exiled from happiness
bin ikh geblibn
I remain without it
On vayb, on kind ot do aleyn.
Without wife or child–myself alone
Di reder dreyen zikh
The wheel turns
Di yorn geyen zikh,
The years pass
Un eylent bin ikh vi a shteyn.
I am lonely as a stone

Vu vel ikh voynen
Where will I live?
Ver vet mikh shoynen
Who will care for me?
Ikh bin shoyn alt
I’m already old
Ich bin shoyn mid –
I’m already tired
Di reder dreyen zikh
The wheels turn
Di yorn geyen zikh,
The years pass
Un oykh mit zey geyt oys der yid.
And with them too goes the Jew.

giovedì 10 dicembre 2009

Ricotta al caffè

Una ricetta molto semplice ma insolita di cui era golosa mia madre.

Mescolare con cura un etto e mezzo di ricotta di pecora, un cucchiaino di caffè in polvere, un cucchiaio di zucchero e due cucchiai di cognac. Tenere in frigo per almeno un'ora. Questa semplice crema si può mangiare al cucchiaio o spalmata sul pane o sui biscotti.

martedì 8 dicembre 2009

Minestre di porro

Al mercato, in questi sabati di autunno, compro spesso un paio di porri che in casa vengono richiesti a gran voce per produrre zuppe. Ne ho diverse varianti, ma quella di oggi è una delle più gradevoli e semplici.

In una pentola scaldare due cucchiai di burro e un etto di pancetta affumicata tagliata a dadini. Tagliare a metà per lungo i porri, lavarli accuratamente dalla sabbia e poi tagliarli a fette. Quando la pancetta avrà reso il suo grasso aggiungere i porri, salare, mescolare e cuocere qualche minuto. Aggiungere poi un paio di litri di acqua e un cucchiaio di aneto. Portare a cottura con il coperchio.

Una possibile variante, che devo ancora provare, prevede la sostituzione della pancetta con un filetto di aringa affumicata che dovrebbe sposarsi perfettamente sia con l'aneto che con il porro. Stay tuned.

lunedì 7 dicembre 2009

A Serious Man

Questo pomeriggio ho visto A Serious Man dei fratelli Coen. Strano, a guardare molti film recenti sembra che gli USA stiano perdendo la loro contemporaneità: parlano sempre di più del loro passato, in particolare degli anni '60.

In questo film, i fratelli Coen ambientano i loro ricordi d'infanzia e la storia di un novello Giobbe in un ambiente suburbano americano fin troppo familiare: ampi spazi, casette di legno, garage, prati, vicini filonazisti, marijuana fumata prima del bar mitzvah. Larry Gopnik sembra vivere ancora nello shtetl in cui è ambientato il prologo in yiddish con sottotitoli. Mentre il figlio tredicenne sfugge ad un compagno manesco a cui deve soldi per l'erba e ascolta "Something to Love" dei Jefferson Airplane con una radiola dotata di auricolare, il padre fissa il soffitto sdraiato in una stanza immersa nella penombra e invasa dall'alta fedeltà di "Dem Milners Trern", in pratica un Lied di Schubert in yiddish, cantato dalla voce del basso Sidor Belarsky.

Le sciagure si susseguono, mentre il protagonista cerca inutilmente una risposta alle sue domande da una serie edificante di rabbini di ogni età. Il film termina con i peggiori presagi: un tornado si avvicina minaccioso alla cittadina e il medico convoca perentoriamente Larry per parlargli delle ultime lastre al torace.

Può essere interessante notare che Francesco Bolzoni, critico del quotidiano di ispirazione cattolica "Avvenire", ha scritto: A Serious Man è per certi versi indecifrabile a chi conosce poco dell'ebraismo. Francamente a me non pare.