Fondamentalmente è un quaderno di appunti, di cui ho dannatamente bisogno. Un po' perché dimentico molte cose e un po' perché scrivere spinge a ricercare e a sistematizzare.

giovedì 18 marzo 2010

La rete domestica multimediale


Dopo non so più quanti anni la nostra rete domestica è diventata multimediale. E funziona!

Decisivo è stato il definitivo pensionamento del lettore KISS DP 1000, comprato nel 2004 o nel 2005, non ricordo bene, e rivelatosi presto un acquisto infelice. Nei cinque anni di forzata convinvenza ho potuto apprezzarne le dimensioni incongrue, i caratteri illegibili sui tasti del telecomando, la frequente necessità di resettarlo (staccando l'alimentazione) e l'incompatibilità con una buona parte dei formati video oggi disponibili. Mentre soffrivo, sognavo un lettore con wi-fi, presa USB e magari che non sporgesse di un palmo dallo scaffale della libreria.

Un guasto meccanico che ne ha definitivamente segnato la fine mi ha spinto a sostituirlo con il lettore Blu-ray LG DB 390, comprato a 200 euro da un mercante tedesco. Ha tutto quello che cercavo e si inserisce armoniosamente accanto all'amplificatore NAD 3220i, comprato nel 1990 con le minicasse Rogers LS3/5a (due oggetti d'annata che oggi potrei rivendere con profitto) e al sintonizzatore Clarke Tech 500 HD Combo, comprato nel 2008 insieme al sovrastante televisore Panasonic Viera TH-42PZ70E (due oggetti contemporanei che avranno invece già perso metà del loro valore).

Comunque: il nuovo lettore si è collegato quasi spontaneamente alla rete wi-fi e "strimma" facilmente da qualsiasi computer di casa sia musica che video. Non abbiamo neanche un disco Blu-ray in casa, e non so quando ne compreremo, ma ho fatto prove con ogni genere di file multimediale disponibile: mp3 a 320Kbps (i FLAC purtroppo non li legge), DivX, Avi, Mpeg vari e perfino MKV HD. Purtroppo il router Linksys WRT54G2 non è di classe N, e quindi fino alla sua sostituizione i filmati HD bisognerà porgerli al lettore via USB.

Ieri abbiamo rivisto "Up in the air" (2009) in versione originale letto via wi-fi dal netbook Samsung N130 che intanto si ricaricava nell'altra stanza. Ottima qualità audio e video. Domenica pomeriggio, come ricompensa per avere fissato il nuovo bastone per le tende in sala, mi sono goduto "Porgy and Bess" di Miles Davis e Gil Evans (1958) da un file mp3 a 320 Kbps. Meraviglioso.

sabato 13 marzo 2010

Vellutata mare e orto

OK, ricorda molto sia il Clam chowder che la Bergensk fiskesuppe, ma bisogna riconoscere che è molto più leggera. Dopo aver preparato quest'ultima zuppa norvegese sognavo di farne una versione più umana anche se forse meno adatta a rinvigorire un pescatore atlantico e la sua numerosa famiglia. Questo è il risultato e non mi pare affatto male (e anche i familiari concordano). Solo la foto è riuscita male, ahimé.



Una patata, una carota, una cipolla fresca, un po' di sedano
Un bicchiere di latte
Burro, farina, brodo di pesce in polvere, sale, pepe bianco


Preparate poco meno di un litro di brodo di pesce utilizzando serenamente un liofilizzato preparato all'uopo dall'industria. Tagliate a dadini le verdure, unitele al brodo e cuocete per dieci minuti. Nel frattempo, sciogliete un cucchiaio di burro in un secondo tegame, unite un cucchiaio di farina e lasciate cucinare per uno o due minuti per ottenere un roux blonde. Aggiungete lentamente un bicchiere di latte, salate e pepate, lasciate in caldo. Quando le verdure saranno cotte, versatele insieme al brodo nel secondo tegame e lasciate cuocere ancora qualche minuto.

martedì 9 marzo 2010

Bergensk fiskesuppe

"Il miglior rimedio per un giorno di pioggia". Così è presentata la ricetta della zuppa di pesce di Bergen in un noto sito di ricette. La minestra di pesce che ho preparato oggi me la tiravo dietro dall'estate del 1972. Ero in giro per l'Europa con due amici, complice la famosa tessera Interrail. Ci fermammo all'ostello di Fitjar, in realtà una casa privata con una o due stanze a disposizione dei pochissimi ragazzi che si avventuravano fino a lì (non credo che ci sia più). La sera (era luglio e il sole non accennava a tramontare) percorremmo l'unica strada dell'isola, percorsa da ragazzini su motorini rumorosissimi, alla ricerca di cibo. Entrammo in un piccolo supermercato dove adocchiai una scatola di zuppa di pesce liofilizzata che portai a casa come un trofeo. La preparazione sul fornello elettrico che equipaggiava la stanza fu semplice, ma il risultato non piacque ai miei compagni, forse per la forte presenza di latte e di aneto. A me invece piacque moltissimo.

Fast forward to 2007. Torno a Oslo per lavoro e come al solito entro in un supermercato per portare un souvenir alla famiglia. Trovo delle buste di minestre liofilizzate norvegesi, tra cui la Bergensk fiskesuppe. A casa fu un successo.

Finalmente, stasera ho provato a prepararla con questa ricetta. Il risultato non è piaciuto a tutti (per la precisione, a una su quattro) ma io l'ho trovata una minestra memorabile, che ha lasciato in casa un delizioso profumo di ristorante scandinavo. Da rifare presto prima che finisca l'inverno. Ah, a proposito: oggi piove e il rimedio ha funzionato perfettamente.


lunedì 8 marzo 2010

Hotlegs

Nel 1970 un nuovo gruppo inglese, gli Hotlegs, pubblicò un singolo dal titolo "Neanderthal Man". A luglio era secondo nella hit parade inglese, e primo in quella italiana.

Dopo aver venduto due milioni di copie del loro primo disco, gli Hotlegs scomparvero senza lasciare traccia. Loro stessi hanno riconosciuto di non avere saputo sfruttare il successo e anzi di avere fatto un errore dopo l'altro. A cominciare dalle lunghe vacanze tropicali che contribuirono a farli dimenticare proprio quando avrebbero dovuto curare la loro immagine. La loro interessante storia su wikipedia.

Indimenticabile il testo nella sua semplicità: "I am a Neanderthal man, you are a Neanderthal girl, let's make Neanderthal love, in this Neanderthal world". Dolce e demenziale allo stesso tempo: ideale per i miei tredici anni di allora.

domenica 7 marzo 2010

Una nuova competenza: la spesa al mercato

Qualche tempo fa il comune ha completamente rinnovato il mercato Trionfale, uno dei più grandi di Roma e quello che in ogni modo frequento da quando sono nato. I miei primi ricordi, che risalgono alla fine degli anni '50, mi riportano insieme a mia nonna e a Maria nella via La Goletta fiancheggiata dai vecchissimi banchi di legno dei verdurai e dei fruttivendoli, nei profumi acuti di cumuli di bieta e patate, nel freddo e nell'umidità che solo chi si alza alle cinque del mattino sa apprezzare.
Il nuovo mercato è un orrore postmoderno ispirato alle solite architetture neo-assiro-babilonesi alle quali siamo ormai abituati. Oltre a richiedere una valanga di soldi e quattro anni di lavori, questo corpaccione di vetro azzurro ha previsto spazi incongrui dedicati a improbabili uffici ma non alla biblioteca del municipio, ridotta a trasferire i propri volumi in un magazzino per mancanza di locali. Il parcheggio sotterraneo mira essenzialmente ad una speculazione del tutto indipendente dal flusso dei clienti del mercato. I gestori dei banchi si lamentano per i prezzi esosi degli affitti.
Dal mio punto di vista di utente, il peggio è la pianta quadrata del mercato coperto, ispirata forse ad un castrum romano, che rende molto difficile orientarsi. Quando ti trovi al centro, qualsiasi direzione appare equivalente, e non ti resta che quardare in lontananza le uscite cercando di indovinare i punti cardinali dall'aspetto dei palazzi che si intravedono in lontananza.
Nel giro di qualche mese, disperando di distinguere la mia posizione senza un GPS, ho deciso di costruirmi dei percorsi fissi che, ancora con qualche esitazione, riesco oggi a seguire senza grandi problemi. Ma sono passati appunto alcuni mesi, non qualche giorno, e non mi sento particolarmente orgoglioso di questo risultato.
Quasi risolto il problema della sopravvivenza attraverso lo studio delle tecniche di orienteering, ora il portafoglio delle mie competenze comincia a svilupparsi nei settori più direttamente spendibili in un mercato, quali l'economia, l'agricoltura, l'allevamento di animali da cortile e da stalla, ma anche la sociologia e la psicologia, e qualche volta il diritto privato, sia nel campo civile che penale. Settimana dopo settimana sto provando i diversi banchi cercando di riconoscere le loro particolarità, siano esse la gentilezza, la qualità della merce o la truffa aggravata.
Devo dire che c'è ancora molto da lavorare, tanto che forse solo la pensione mi darà tutto il tempo necessario a comprendere se, quando e dove acquistare un cefalo, a chi chiedere a bassa voce di procurarmi la pajata (ancora vietata ex mucca pazza) oppure in quale stagione fare una scorta di radici di rafano all'unico banco che ho finora scoperto, o dove comprare il taglio ideale per un buon brasato.